COACHING: ISTRUZIONI PER NON CONFONDERLO CON FORMAZIONE, CONSULENZA O ALTRO!!!

Da quando ho iniziato ad occuparmi di coaching incontro spesso interlocutori che mi chiedono quale sia la differenza tra la classica formazione, la consulenza ed il coaching. In questi ultimi anni la rapida diffusione di esperienze di coaching nei contesti lavorativi ha destato curiosità mista a crescente diffidenza. Mettiamoci pure che questo è avvenuto in un momento storico in cui tutte le società occidentali stanno affrontando una profonda crisi di senso di identità e d’indebolimento dei tradizionali punti di riferimento professionali, familiari ed ideologici. Il tanto agognato lavoro diviene sempre di più un valore personale espresso attraverso la ricerca dell’eccellenza della performance e di una “stabile carriera”. Oggi ogni professione si caratterizza e si sviluppa in contesti complessi, competitivi, dinamici con imprese attraversate da cambiamenti continui. Tutta questa crescente complessità richiede una costruzione di senso, un’elaborazione, facilitata ed incoraggiata dall’alternanza azione/ riflessione tipica del processo di coaching.

Fino a qualche anno fa le aziende si affidavano quasi esclusivamente alla classica formazione per istruire i dipendenti, cercando al contempo di rafforzare la relazione azienda – persone. Oppure, chiedevano l’intervento di un consulente per la risoluzione del singolo cambiamento / problema. Oggi è a tutti chiaro che la classica formazione non è più attuale ed efficace, in quanto le competenze richieste sono di natura prevalentemente relazionale ed emozionale. Anche la consulenza fine a sé stessa e non “calata” in un cotesto organizzativo maturo e pronto ad accogliere e sviluppare i contenuti oggetto della consulenza risulta inefficace sul lungo tempo. La competenza ricercata oggi è saper mantenere un equilibrio tra essere, fare ed affermare la propria individualità all’interno dell’azienda. Tale competenza non viene fornita dai classici corsi di formazione in aula e non può essere “impiantata” nella realtà aziendale da un consulente, seppur eccellente. Trova, quindi, espressione e realizzazione nell’esperienza del coaching.

Ma vediamo quali sono le differenze tra formazione, consulenza e coaching?

Il presupposto di un percorso di coaching è l’instaurarsi di un rapporto di co-elaborazione Coach – Cliente (Coachee). Questo colloca la loro relazione su un livello dialettico – circolare tra partner di un progetto comune. Tutto questo avviene in una relazione privilegiata a due, dove tra l’altro l’oggetto dell’intervento è definito dal cliente.

La formazione, invece, si realizza in gruppo, in giornate calendarizzate ed organizzate per argomenti e va a trasferire contenuti attraverso una relazione comunicativa unidirezionale del tipo docente – allievo. Inoltre, i contenuti formativi non vengono discussi con gli allievi, che quindi li subiscono passivamente come una scelta fatta alle loro “spalle” dall’azienda committente. La circolarità tipica del coaching, al contrario, fornisce una grande plasticità all’intervento, che si sviluppa in maniera interattiva con il contributo metodologico del Coach e le azioni del Coachee. Le sessioni, prevalentemente individuali, sono personalizzate nella loro durata (solitamente 60 minuti) e frequenza (6/12 incontri). Il Coach non è, quindi, un esperto di uno specifico argomento, ma il facilitatore di un percorso di consapevolezza che il Coachee intraprende per raggiungere gli obiettivi che lui stesso si è posto. Questo “basso profilo” in termini di non proattività nel processo da parte del Coach rappresenta nei fatti una garanzia di efficacia del coaching, che mette sempre al centro il Coachee e la sua esperienza.

Da questi elementi si evince con chiarezza la seconda differenza: la PREPARAZIONE. Il percorso di coaching non può essere preparato, e anzi è auspicabile che il Coach conosca meno bene del suo cliente il campo di intervento di quest’ultimo. La capacità del Coach di “essere neutro”, di “fare il vuoto”, cioè di essere di fronte al cliente senza nessuna soluzione o intenzione di offrire soluzioni, lo rende una figura completamente diversa dal formatore e dal consulente, che vengono, invece, considerati come gli esperti dell’argomento.

Più il Coach riesce, attraverso una relazione di fiducia con il Coachee, a creare uno spazio creativo di piena libertà dove il Coachee possa sperimentarsi, più l’intervento si rivelerà efficace e proficuo. Il Coaching può, dunque, essere considerato un potente strumento messo a disposizione del cliente per raggiungere i propri obiettivi.

Nella sequenza logica dell’apprendimento ci penso, ne parlo e poi agisco. La formazione si pone tra i primi due step, mentre il coaching tra gli ultimi due.

Quindi, se il vostro obiettivo è acquisire nuove conoscenze su uno specifico argomento partecipate a corsi di formazione; se il vostro obiettivo è avere una soluzione su un problema specifico o chiamate un consulente esperto di quella materia, ma se volete sperimentare un nuovo comportamento che migliori la vostra performance personale o professionale cercatevi un Coach Professionista.

 Se quest’ultima opzione è ciò di cui sentite, in questo momento, la necessità per la vostra vita privata o professionale affidatevi ad una professionista con credenziale ACC riconosciuta dalla International Coach Federation: Sabrina Gregori.

Compilate il form che trovate al link sotto o mandate un messaggio WhatsApp al numero: 3393411396 per avere informazioni o per prenotare la vostra prima sessione!

 

 

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